Fatturazione elettronica: a che punto siamo

La fatturazione elettronica sta cambiando profondamente il modo di gestire non soltanto le fatture ma la contabilità nel suo complesso, sia per quanto riguarda le aziende pubbliche e private che i professionisti.

La sua adozione è dovuta all’intersecarsi di due fattori: l’introduzione delle nuove tecnologie di stampo digitale e la necessità di contenere un fenomeno quale l’evasione fiscale.

Il cambiamento non è stato facile e soltanto adesso, dopo circa sei anni, i professionisti coinvolti stanno iniziando ad abituarsi e a prendervi dimestichezza.

Qualcosa che è legato anche alla possibilità di gestire la totalità del processo attraverso programmi sempre più user friendly e performanti, come avviene nel caso delle soluzioni di fatturazione elettronica Edok. L’azienda, del resto, vanta una solida esperienza nel settore della gestione elettronica documentale, dove è attiva fin dal 2005, proponendo un servizio che dà modo alle imprese di avere sotto controllo e a portata di mano tutte le fasi procedurali.

Oggi cerchiamo di fare il punto della situazione in cui versa la fatturazione elettronica, analizzando le peculiarità del contesto italiano, raffrontandolo a quelle del panorama europeo.

Quando è introdotta la fatturazione elettronica

Nel 2014 si è assistito all’obbligatorietà della fatturazione elettronica per i soli rapporti che intercorrono con la PA. Questo è stato il primo è importante step verso l’attualizzazione della Legge Finanziaria 2008, prevista dal legislatore europeo.

Dal 1° gennaio 2017 si è arrivati all’estensione di questa soluzione agli operatori economici del settore privato, seppur in maniera facoltativa.

L’introduzione vera e propria della fatturazione elettronica risale, però, al 1° gennaio 2019, data in cui è diventata obbligatoria “nelle operazioni tra privati, a seguito di cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti in Italia.” (fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze.)

In realtà l’obbligo è stato predisposto l’anno precedente, all’interno della Legge di Bilancio 2018. Ma cosa è cambiato, nel concreto? Vediamo insieme la nuova procedura, analizzando gli step principali:

  • non si possono più emettere fatture di tipo cartaceo;
  • l’unico documento valido è la cosiddetta e-fattura;
  • l’e-fattura può essere predisposta attraverso qualsiasi dispositivo digitale: computer, smartphone o tablet;
  • per la sua emissione è necessario dotarsi di un software ad hoc. In commercio è possibile trovare diverse proposte realizzate da aziende specializzate oppure avvalersi del programma gratuito messo a disposizione da parte dell’Agenzia delle Entrate;
  • il documento digitale, una volta realizzato, viene trasmesso all’Agenzia delle Entrate attraverso il Sistema di Interscambio o SdI.

Cosa è cambiato dal 2019 a oggi

Nel 2019 l’obbligo di fatturazione elettronica valeva unicamente per le operazioni inerenti la pubblica amministrazione e quelle tra privati che rispecchiavano le modalità indicate in precedenza; non riguardava tutte le partite IVA, quindi.

Al centro c’erano sia le operazioni del comparto che è quelle del comparto B2B (Business to Business) che del B2C (Business to Consumer).

Che la volontà del legislatore fosse però quella di estenderla a più soggetti possibili è stato evidente fin da subito, complici i vantaggi che contraddistinguono il nuovo sistema.

La svolta cruciale è arrivata con il Decreto Legge n.° 36/2022, il quale ha stabilito l’obbligo per le partite IVA con regime forfettario e dei minimi, inizialmente esonerate.

A esso è stato poi aggiunto il DL n.° 202/2025, il cosiddetto Decreto Milleproroghe, che ha avvalorato per il 31 Marzo 2025 l’esclusione per i soggetti che detengono l’obbligo di invio dei dati al Sistema Tessera Sanitaria. Rientrano nella categoria fisioterapisti, igienisti, medici e più in generale gli operatori che forniscono prestazioni sanitarie a cittadini privati.

La fatturazione elettronica in Europa

Come si può vedere, l’obbligo di fatturazione elettronica in Italia non interessa esattamente la totalità dei soggetti, riguardando comunque la maggior parte delle figure destinate a emettere documenti.

L’obiettivo è una digitalizzazione complessiva della procedura nell’ottica di semplificare i vari passaggi, detenere un controllo alla radice e da parte del soggetto che ottempera i controlli, migliorare gli standard di sostenibilità.

Ma a che punto siamo in Europa? Ecco alcune riflessioni che prendono spunto da quanto riportato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano.

L’analisi dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

Secondo lo studio condotto dal Politecnico di Milano la fatturazione elettronica è attualmente oggetto di interesse all’interno di diversi Paesi dell’Unione Europea.

La ragione è da riscontrare nei circa 61 miliardi di euro non incassati dalle partite IVA, a cui va aggiunta una sfida di interoperabilità e connessione per quanto riguarda la molteplicità di modelli attualmente in vigore nel Vecchio Continente.

Da tempo, infatti, si sta cercando di andare verso soluzioni valide per tutti e quindi con standard uniformi, come attualizzato nella Direttiva ViDA, acronimo di VAT in The Digital Age. L’intento è quello di conseguire un accordo politico durante la riunione mensile dell’ECOFIN (Consiglio Economia e Finanza) in programma a maggio.

Il Belpaese rappresenta un faro nel contesto europeo attuale per quanto concerne la fatturazione elettronica poiché è stato il primo a rendere operativo l’obbligo pronosticato dalla direttiva UE.

Si andrà perciò avanti con soluzioni di monitoraggio e aggiornamento in grado di far leva tanto sugli sviluppi tecnologici che su quelli inerenti le normative, sempre più di valenza comunitaria.