I buoni pasto per i liberi professionisti e le partite IVA: ecco cosa sapere

I buoni pasto sono un utile strumento di welfare aziendale tradizionalmente destinato ai dipendenti, ma che ora è diventato accessibile anche ai liberi professionisti e ai titolari di partita IVA.

Questa opportunità offre vantaggi fiscali e semplifica la gestione delle spese quotidiane per chi lavora autonomamente.

Cosa sono i buoni pasto?

I buoni pasto sono dei titoli di pagamento, sia in forma elettronica che cartacea, utilizzati per l’acquisto di generi alimentari presso esercizi convenzionati come supermercati, ristoranti e bar. Questi buoni rappresentano un sostituto della moneta e hanno un valore nominale stabilito, che può variare a seconda della tipologia e del suo emittente.

La spesa per i pasti fuori casa è una voce significativa nel bilancio di molti lavoratori dipendenti e famiglie.

I buoni pasto hanno un valore compreso generalmente tra 2 e 10 euro, che i datori di lavoro possono erogare ai propri dipendenti in alternativa al servizio di mensa. Tuttavia, è importante sottolineare che i buoni pasto hanno una natura assistenziale e non retributiva. Di conseguenza, nessun datore di lavoro è obbligato per legge a fornire buoni pasto ai propri dipendenti, anche se l’azienda non dispone di una mensa.

È fondamentale comprendere che i buoni pasto non spettano soltanto ai lavoratori dipendenti. Possono essere erogati a liberi professionisti e titolari di partita IVA come parte di un pacchetto di benefit aziendale. La disponibilità dei buoni pasto può variare a seconda delle politiche aziendali e del tipo di contratto di lavoro o collaborazione.

Come funzionano i buoni pasto per i liberi professionisti?

Nella normativa sui buoni pasto, l’articolo 4 del decreto, nel comma C, stabilisce chi ha diritto ad usufruire dei buoni pasto, includendo coloro che svolgono lavoro subordinato a tempo pieno o parziale, pure se l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pranzo. Inoltre, i professionisti che collaborano a progetto con un’azienda possono anch’essi avere diritto al buono pasto.

A partire dal 2017, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio, i buoni pasto sono stati estesi ai liberi professionisti e ai titolari di partita IVA. Questo significa che anche chi non è un lavoratore dipendente può beneficiare di questo strumento, ottenendo le stesse agevolazioni fiscali riservate ai dipendenti.

I liberi professionisti possono acquistare i buoni pasto tramite società emittenti autorizzate, le quali offrono pacchetti specifici per questa categoria di lavoratori.

Questi possono essere utilizzati per coprire le spese alimentari durante le pause pranzo o per l’acquisto di prodotti alimentari presso i punti vendita convenzionati. L’estensione dell’uso dei buoni pasto ai liberi professionisti ha contribuito a rendere questo strumento di welfare aziendale più accessibile e vantaggioso per un’ampia gamma di lavoratori autonomi.

Vantaggi fiscali

Uno dei principali motivi per cui i liberi professionisti scelgono di utilizzare i buoni pasto è rappresentato dai vantaggi fiscali. Infatti, i buoni pasto sono deducibili dal reddito professionale fino a un massimo di 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli elettronici al giorno. Questo consente di ridurre l’imponibile fiscale e, di conseguenza, di pagare meno tasse.

Inoltre, non essendo considerati come reddito, i buoni pasto non sono soggetti a contribuzione previdenziale, il che rappresenta un ulteriore risparmio.

Semplificazione della gestione delle spese

Oltre ai benefici fiscali, i buoni pasto offrono una gestione semplificata delle spese alimentari.

Invece di dover conservare e registrare ogni singolo scontrino per la dichiarazione dei redditi, il professionista può utilizzare i buoni, che rappresentano una spesa già documentata e riconosciuta fiscalmente.

Questo riduce il tempo e lo sforzo necessari per la contabilità, permettendo di concentrarsi maggiormente sulle attività professionali. Qualcosa che vale per tutti i titolari d’azienda, compresi gli imprenditori che avviano una start up.

Limitazioni e considerazioni

Nonostante i numerosi vantaggi, è importante considerare alcune limitazioni. I buoni pasto possono essere utilizzati solo per l’acquisto di generi alimentari e non per altre tipologie di spese. Inoltre, ogni buono ha un valore nominale e non è possibile ottenere il resto in denaro se l’importo della spesa è inferiore al valore del buono.

Inoltre, è fondamentale assicurarsi che gli esercizi commerciali dove si intende utilizzare i buoni siano convenzionati con l’emittente dei buoni pasto scelti. La lista dei punti vendita convenzionati è generalmente disponibile sui siti delle società emittenti.

Un altro aspetto cruciale da tenere presente è che chi opera con il regime forfettario non può beneficiare dei buoni pasto.

Questo perché il regime forfettario prevede una tassazione agevolata con una percentuale fissa sul fatturato, senza possibilità di dedurre ulteriori costi, inclusi i buoni pasto.

Conclusione

I buoni pasto rappresentano un’opportunità interessante, offrendo vantaggi fiscali e semplificando la gestione delle spese alimentari.

Tuttavia, è importante essere consapevoli delle limitazioni. Con una corretta pianificazione e l’utilizzo consapevole di questo strumento, i professionisti autonomi possono beneficiare di risparmi significativi e di una maggiore efficienza nella gestione della propria attività.