Come il welfare aziendale sta cambiando il mondo del lavoro

Welfare è un termine inglese che significa “stato di benessere” e viene spesso utilizzato in ambito politico. Tuttavia, ormai da molti anni, è ricorrente anche nell’ambito del lavoro e, in questo caso, si parla più specificamente di welfare aziendale, una tematica che è sempre più attuale e dibattuta e che, con il passare degli anni, ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle strategie delle aziende.

Innanzitutto è necessario chiarire che, diversamente da quanto si potrebbe superficialmente pensare, il welfare aziendale non è una semplice serie di benefici e incentivi economici per dipendenti e collaboratori, ma un sistema che mira a migliorare la qualità della vita delle persone che lavorano in un’organizzazione facendo in modo che esse possano arrivare al migliore equilibrio tra vita professionale e personale (il cosiddetto work-life balance).

In sostanza, il concetto che deve passare è che, per quanto gli incentivi economici siano importanti, molto di più lo è il rendere l’ambiente di lavoro un luogo stimolante, coinvolgente e inclusivo di cui è piacevole far parte.

Si deve anche sottolineare il fatto che il welfare aziendale sta cambiando il mondo del lavoro non soltanto per quanto riguarda la qualità di vita del personale, ma anche per il fatto che, se ben applicato, può avere un’influenza positiva anche su vari aspetti della gestione del personale tra cui il recruitment e la retention.

Del resto, il mercato del lavoro è sempre più complesso, affollato e competitivo ed è fondamentale per le imprese adottare strategie di welfare aziendale per attrarre talenti e trattenere le risorse migliori.

Data l’importanza della tematica in questione, approfondiamone alcuni aspetti, in particolare l’impatto sulla cultura aziendale, sul recruitment e sulla retention.

L’impatto del welfare aziendale sulla cultura aziendale

Tutti sono concordi sul fatto che le politiche di welfare aziendale hanno un impatto rilevante sulla cultura aziendale. Quando esso è ben strutturato, il clima nell’ambiente di lavoro migliora decisamente diventando più sano e collaborativo anche perché favorisce la fiducia tra i dipendenti e il management. Questo di norma porta a un aumento della produttività e, di riflesso, della competitività dell’azienda.

Appare del tutto ovvio che politiche di welfare come la flessibilità lavorativa, le iniziative di supporto alla genitorialità e i programmi di formazione rendono un’azienda non soltanto innovativa, ma anche decisamente più attrattiva.

Particolarmente interessanti sono poi le iniziative che puntano al miglioramento del benessere fisico e mentale come per esempio corsi di formazione sulla gestione dello stress e sul benessere emotivo, corsi di yoga, introduzione di uno psicologo in azienda, attività di mindfulness, benefit legati alla salute ecc.

Tutte queste iniziative possono sicuramente rafforzare il senso di appartenenza all’organizzazione e contribuire a ridurre il turnover aziendale.

Fattore chiave per il recruitment

Recruitment è un termine inglese che letteralmente significa “reclutamento” e, nel mondo del lavoro, con esso si fa ovviamente riferimento al processo di ricerca e di selezione del personale. È un termine piuttosto generico e la maggior parte degli autori tende a distinguerlo da quella che è nota come “talent acquisition”, un approccio più strategico.

Al recruitment, infatti, si ricorre quando nell’azienda si ha la necessità urgente di coprire uno o più posti vacanti, mente nel caso della talent acquisition lo scopo è più strategico perché ha come obiettivo quello di reclutare “talenti”, ovvero persone che hanno un profilo caratterizzato da specifici requisiti. Questo anche quando non c’è la necessità immediata di assumere una o più persone.

Distinzioni semantiche a parte, è indubbio che ottimi programmi di welfare aziendale hanno un impatto significativamente positivo nell’attrarre personale. Infatti, grazie a queste iniziative l’azienda acquisisce una reputazione molto positiva che la rende conseguentemente ambita ai candidati e questo è decisamente importante in un mercato del lavoro come quello odierno, decisamente competitivo.

Ancor più che in passato, le generazioni attuali dei lavoratori sono molto attente alle politiche aziendali relative al benessere del personale, all’inclusività e alla responsabilità sociale.

Fondamentale per la fidelizzazione dei dipendenti

Il welfare aziendale non solo è utile nell’attrarre nuovi talenti, ma ha anche una grande importanza nella cosiddetta retention (termine inglese che significa mantenimento, conservazione), ovvero nel trattenere le risorse migliori.

Appare in effetti del tutto scontato che in un ambiente lavorativo che valorizza il personale e offre ai dipendenti incentivi nonché strumenti e servizi per il miglioramento della qualità di vita, si riduca il rischio di dimissioni volontarie e aumentino le motivazioni a rimanere in azienda.

Tra le iniziative di welfare che risultano più efficaci nell’ottica della retention si possono ricordare i programmi di welfare familiare, i vari servizi per il benessere, i percorsi per lo sviluppo professionale e, ovviamente, anche gli incentivi economici sotto forma di buoni acquisto, rimborso bollette e utenze domestiche, supporto per i costi di affitto e mutuo sulla prima casa, finanziamenti a tassi agevolati ecc.

In conclusione, considerando quanto esposto, dal punto di vista aziendale, le politiche di welfare non dovrebbero essere considerate come un’opzione, ma come una vera e propria risorsa strategica per aumentare la propria attrattività e competitività. Investire nel benessere delle persone, infatti, significa creare un ambiente di lavoro sano e motivante, capace di generare valore duraturo non solo per l’azienda, ma per l’intera comunità.