La circolazione internazionale delle persone è sempre un problema per imprenditori, società, aziende. Un problema che si può risolvere con il contratto di distacco transnazionale tra imprese, per consentire al dipendente di trasferirsi da un’azienda ad un’altra. In pratica si tratta di stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato per attività lavorativa, per un lavoratore dipendente da una società straniera distaccante, con sede all’estero in uno Stato extra UE, ad una con sede in Italia.
Al di la di tutte le polemiche giornaliere sul fenomeno dell’immigrazione, spiegano dallo Studio Legale Damiani&Damiani, che grandi società e imprese hanno spesso bisogno di assumere dirigenti o lavoratori in possesso di particolari qualifiche o competenze che in Italia non trovano, sia a tempo determinato, per esempio in caso di appalti, sia a tempo indeterminato.
Può accadere per diversi motivi. Per esempio, se una società in Italia vince un appalto per la realizzazione di un lavoro che richiede competenze particolari, potrebbe richiederle ad un partner straniero extra UE. In questo caso la modalità più veloce è di richiedere il distacco del lavoratore all’estero extra UE, con un contratto di lavoro temporaneo transnazionale sfruttando anche alcuni protocolli d’intesa stipulati con alcune grandi società come l’ENEL ad esempio, con il Ministero degli Interni. A vuole per il rilascio del visto è richiesto che la società di provenienza del lavoratore e quella di destinazione appartengano al medesimo gruppo societario.
Se, invece, l’intenzione dell’imprenditore è quella di assumere a tempo indeterminato una risorsa extra UE in possesso di un titolo di studio altamente qualificato, allora le formalità sono più impegnative. In questi casi, si può ottenere un Visto per motivi di lavoro e la richiesta per il rilascio del permesso di soggiorno attraverso la Carta Blu UE.
Andiamo con ordine. Le persone che si spostano per “motivi economici” non sono solo quelle in cerca di un lavoro per migliorare la loro condizione economica. Tra i “migranti” ci sono anche studenti che vogliono frequentare master all’estero, dirigenti e lavoratori in possesso di competenze altamente qualificate o in possesso di titoli di studio di alta qualifica. L’ingresso in Italia rappresenta un problema. Ma per gli stessi motivi è un problema anche l’ingresso in altri paesi al di fuori dell’UE, primi tra tutti gli Stati Uniti. Per questo molti Stati hanno elaborato strumenti normativi che in casi particolari facilitano l’ingresso di cittadini stranieri, nei paesi nei quali hanno bisogno di trasferirsi per motivi di studio o di lavoro.
Per esempio, l’ingresso per motivi di studio negli Stati Uniti da parte di uno studente che vuole frequentare un Master è regolato dal programma VISA Waiver Program. Nei casi di lavoratori altamente qualificati, dirigenti d’azienda per esempio, oppure soci stranieri di società con sede in Italia, l’ingresso per motivi di lavoro è regolato dalla CARTA BLU UE.
In sostanza la Carta Blu UE è una delle modalità di rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro in Italia. Una modalità che esula dal cosiddetto “Decreto Flussi”, cioè il decreto che stabilisce ogni anno la quota di ingresso consentito ad alcune particolari categorie di migranti, tra i quali anche quelli che chiedono di entrare per motivi di lavoro, ma che non sono in possesso di un titolo di studio altamente qualificato.
Per riassumere, le modalità di rilascio di visto e permesso di soggiorno in Italia per lavoratori altamente qualificati sono di 2 tipi. Uno è regolato dal contatto di distacco transnazionale tra società, ma ha una durata temporanea da 6 mesi a 3 anni.
L’altro è regolato dalla Carta Blu UE. In questo caso, per ottenere il visto di ingresso e il permesso di soggiorno di lungo periodo in Italia sono richiesti maggiori adempimenti burocratici e documenti, a partire dall’attestazione del riconoscimento da parte della nostra autorità consolare, del titolo di studio conseguito nel paese di provenienza. Sono poi necessarie l’esibizione del contratto di lavoro in Italia, la dimostrazione della capacità di sussistenza economica di chi richiede la possibilità di trasferirsi in Italia, la dimostrazione della disponibilità dell’alloggio.